mercoledì 30 giugno 2010

I rituali della politica

Il nostro gruppo di donne, nella sua ricerca di linguaggi e temi rappresentativi del mondo in continua trasformazione e di un nuovo modello socio-culturale, ha ritenuto utile discutere di “rituali”.
“Rituali” è termine usato per descrivere procedure di relazione in uso tra i componenti di ogni forma di comunità, in tempi e luoghi diversi.
Nel nostro incontro della primavera 2010 siamo state fondamentalmente d’accordo sul fatto che tutti i tipi di relazioni codificate hanno "firma" maschile, se si tratta di potere esplicito e pubblico (la guerra, i governi, l'economia, l’organizzazione delle imprese, i matrimoni ...), mentre hanno firma femminile se privi di questo potere esplicito e pubblico: la cura delle persone, l'accompagnamento dei morti, la confezione del cibo nella famiglia, all'interno della casa; la cura delle relazioni e dei rapporti all0interno delle organizzazioni strutturate.
Contemporaneamente, anche dove le donne sono ormai presenti in ruoli di responsabilità, prestigio, potere, non sembra che siano cambiate le modalità di funzionamento (i rituali) delle rispettive organizzazioni, luoghi politici, di lavoro.
Gli interrogativi sono: “perché” le donne accettano, o devono accettare, o non sanno (o non hanno la possibilità di) proporre modalità alternative di rapporto e di relazione? Come trovare modalità, che non esistono ancora, per un cambiamento dei reciproci poteri maschili e femminili, tenendo presente che una conflittualità resta inevitabile e necessaria?
Vai al sito www.generazioni-di-donne.it dove trovi la trascrizione dell'incontro
________________________________________________________________________
se vuoi scrivere il tuo pensiero clicca sulla voce "commenti"

2 commenti:

Anna F. ha detto...

Care, sono felice di portare un minimo contributo al discorso avviato sui "rituali" della sfera pubblico/politica/istituzionale. Si tratta più che altro di un riferimento storico: per l'ultimo esame del mio corso di laurea (sostenuto la scorsa settimana:)ho affrontato la questione di un approccio di genere all'ambito delle Relazioni Internazionali. Ebbene, tra le ragioni anche esplicitamente addotte per ribadire l'esclusione delle donne dalla sfera della politica internazionale (roba fra stati sovrani, roba da mostrare i muscoli...da fare la guerra(!)) vi era proprio il riferimento alla conduzione di tali questioni in forme tipicamente maschili. Così riconosciute e così rivendicate. Leggendo un saggio di Carol Miller sulla posizione delle donne rispetto alle relazioni internazionali in Inghilterra nel periodo fra le due guerre mondiali emerge come fosse ritenuto un ostacolo il fatto che di certe questioni si discutesse abitualmente all'interno di clubs maschili e come ancora negli anni Sessanta presso il Foreign Office ci si ponesse il problema se l'ambasciatrice britannica in Costa Rica dovesse lasciare la tavola quando a fine serata veniva offerto il porto! Rituali che tracciano i contorni di una sfera pubblica ancora tutta immaginata al maschile. Che straniamento vedere la Ministra della Difesa spagnola del primo governo Zapatero - Carmen Chacon - passare in rassegna le truppe mostrando un pancione al settimo mese di gravidanza! Lasciando da parte la questione se l’ingresso delle donne in settori collegati alla violenza e al militarismo possa mutarne il corso per consegnarci in futuro un mondo più pacifico e solidale, ciò che mi preme sottolineare è quanto il nostro immaginario collettivo sia colonizzato dall’elemento maschile nell’elaborazione di “tipi” relativi al potere istituzionale. Quanto è tradizionale e quanto è stucchevole la figura della First Lady (quanti commenti sull’abbigliamento della Bruni o di Michelle Robinson Obama!) e quanto è destabilizzante, inconsueta e per certi versi imbarazzante per l’opinione pubblica mondiale l’esistenza di un First Gentleman come il signor Merkel. Insomma, nella sfera pubblica fatta di immagini, passerelle, propaganda, ecc. la forma - il rituale - è di certo sostanza e la forma attuale è fatta e anzi si fonda sull’esclusione delle donne e del femminile…sul loro confinamento nella sfera privata o su un loro utilizzo ornamentale volto ad “ingentilire” e a far da contorno. Interrogarsi sul perché le donne non si ribellino a tutto ciò (non riescono? non vogliono? hanno altri obiettivi?) mi pare importantissimo. Non sono certo in grado di rispondere, ma spero d’aver aggiunto qualche minimo elemento alla riflessione di tutte.

Alisia Poggio ha detto...

Trovo che l'articolo segnalato alla URL: http://www.crisalidepangender.org/2010/11/storie-di-sessismo-ordinario.html sia molto interessante.
Viviamo in un momento storico in cui tutto appare facile, imitabile, immediato e del tutto giustificabile anche se contrario a quanto detto/fatto pochi minuti prima. Gli oggetti di tutto questo sono spesso le donne. Mi domando quanto sia anche una questione di spazi, quanto "lasciamo correre", anche sin da ragazzine, condividendo le confidenze delle bravate di un amico con la pacca sulla spalla, piuttosto che tentando di ragionare con lui sul perche' di certi atteggiamenti relazionali ripetitivi con la fidanzatina di turno o la compagna successivamente.
La strada e' quella dell'educazione reciproca nella relazione e nei sentimenti, non certo quella del primato... tantomeno quello della clava... anche se forse i succinti abiti delle wilma dei flinstones farebbero piacere a molti...
Alisia

Posta un commento

scrivi qui il tuo pensiero